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UNA MATTINA DI CACCIA PENSANDO ALLA LUCCA MARATHON

30/10/2009

a cura di Andrea Bartalesi

 

UNA MATTINA DI CACCIA PENSANDO ALLA LUCCA MARATHON

L'alba languida si nasconde dietro una densa foschia, i passi sulla strada risuonano nel silenzio mattutino, solo un gallo da un pollaio poco lontano canta al nuovo giorno.
Fausto sente il peso del suo fucile sulla spalla, si aggiusta la giacca infilata in fretta, tira su il colletto cercando di addolcire l'aria fresca, guarda l'amico che si avvicina. Lo saluta piano.
La destinazione: un palco nelle vicinanze, sulla collina dei Comunali, per attendere il passo, se il passo ci sarà, dei colombacci. L'amico potrebbe chiedergli di come è andata la Maratona di Lucca, se sapesse che Fausto voleva portarla a termine. A volte anche i conoscenti che chiamiamo amici non sanno niente di noi, sanno che ci piace correre, camminare, ma anche loro vanno a caccia e gli piace camminare, "quanti chilometri, tu sapessi, colline e poi discese, fossati, campi e poi colline, mamma mia".
Fausto pensa alla gioia sulle Mura Urbane, a Lucca, l'inzio di un'avventura, perchè la maratona è soprattutto un'avventura. La pazzia collettiva che contagia, la frenesia della partenza, anche se dopo ducento metri ognuno avrà preso il suo passo, i profumi di creme, i volti tesi e ridenti, le ultime bugie. Lo sparo. Perchè domenica mattina c'è stato uno sparo. Speriamo che anche stamani ci sia qualche sparo. Diverso, ma, perbacco, non può mica andare sempre male.
Arrivano al palco, l'amico slega la scala, la poggia e si assicura che tenga, salgono, impacciati, attenzione al fucile, "ho preso tutto?" si domandano perchè ridiscendere sarebbe una fatica sprecata.
Anche a Marlia quando Fausto si è fermato domenica per il dolore dietro la coscia ha pensato alla fatica sprecata, quella di essere arrivato fino lì. "Almeno potessi arrivare fino a Porcari.." Si era dimenticato tutti i chilometri fatti per prepararsi e poter partire e invece... Ma stamani li potrebbe contare nella lunga linea dell'orizzonte che gli gira tutto intorno. L'aria è ancora più fresca lassù sul palco, anzi quasi si trasforma in venticello.
La scura sagoma della Fortezza di Montecarlo, il campanile merlato della chiesa, i fari deboli dei lampioni sulla strada, tutto sembra uno scenario preparato per una recita, per la commedia della vita. Dietro la luce di fondo, tenera e rossa, strisce lunghe che seguono l'orizzonte. La luce che sta diventando celeste, fa girare le ombre, ma la foschia intenerisce tutto, bagna, le immagini diventano acquerelli.
I volantini si alzano in volo, stupendi, girano, i piccioni ignari del loro scopo, si fanno belli, dimenticano il filo di nylon che tiene la loro zampetta legata, allargano la coda, spiegano le ali, volano come in un paradiso terrestre, chiamano amici, se amici si trovano a passare, come siluri, lunghi, e allora rallentano, frenano, si preparano ad atterrare ed è proprio allora che la canna brunastra si erge alta fra gli alberi, "che uomini alti vivono in questo luogo", pensano, e lo sparo...
Ma i voltantini volano magnifici nel cielo: a volte sono perfino uccisi da cacciatori ingannati dal loro stesso inganno.
Ma Fausto guarda verso occidente, cerca la Torretta, la collina che sovrasta Porcari. La foschia, stamani, gli impeisce la vista, domenica fu il dolore alla coscia quando lui ripeteva "Potessi arrivare almeno a Porcari.."
Si guarda intorno, non si vuol far sfuggire l'occasione, ogni uccello che passa è un'occasione perduta. Come la Maratona.
Ma stamani non si spara, tutto si illumina intorno, c'è sapore di pini e di bosco, da lassù vede il sole. E' l'ora di scendere, di tornare a casa, di andare al lavoro.
Andrea Bartalesi