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SEMPRE MEGLIO SAPERE, CHIEDERE...CALAMECCA

21/12/2020

a cura di Andrea Bartalesi

Ieri, con il vento in poppa, dovuto a questo giallo regalatoci, insieme ai guanti o alla sciarpa, con Claudio siamo andati alla scoperta. Piace andare per strada con un nome in testa e scoprire quello che troverai.

Notte, parcheggiamo la macchina all'inizio di Val di Forfora, vicino a dove scende la strada da Vellano, quella del Traspo.

Buio, una strada lucida ci fa da tappeto, mentre siamo circondati da una miriade di zampilli (fossi il Tasso avrei scritto: con ben mille Zampilletti spruzzar l’erbe di stille) che diventano, nel silenzio del mattino, un'orchestra d'archi (già che ci siamo ricordiamo Beethoven), la maschera ci fa comodo, anche se la strada sale, ma per ora in modo lieve, e il respiro provoca l'effetto aspira respira del tessuto, così noioso.

Dove andranno due uomini alle sette del mattino su una strada sola, in una valle chiacchiericcia, fumo bianco di cartiere solitarie, fra alberi scheletrici e brevi lampi di fari di rare macchine?

Vanno a camminare. Hanno un progetto, che poi diventerà un sogno: CALAMECCA. Io sapevo che la valle finisce a Lanciole, l'avevo fatta la prima volta con il Giovannini. Il mitico Tavoletta mi portò qui a fare un lungo di 28 km e per mostrarmi la sua esuberanza (mascherata) mi faceva deviare dall'anello (scendendo da Pontito Stiappa Castelvecchio, San Quirico) per andare a bere a fontane sui paesi o nascoste nei boschi. Ma Calamecca è oltre Crespole.

(Lanciole)

E Crespole è quel paese che vediamo appena giorno, in alto, sopra di noi, con un campanile e le case raccolte intorno quasi avessero freddo o solo paura. La strada diventa "salita si fa giorno, ma dopo 6 km mi aspetto di trovare Lanciole, ma Lanciole appare improvviso sulla sinistra, nascosto, nemmeno fumi dai comignoli, niente, solo pietre accatastate come case, una fontana, una edicola con un altarino, una bandiera d’Italia. Nemmeno un cane che passi scodinzolando, o una donna che ti sorrida, o un uomo che ti guardi torvo.

Continuiamo per Crespole, si sale ancora, ma se era così vicino come mai ogni volta alla curva appare in lontananza un'altra curva? La strada segue l'orografia del monte, non ci sono ponti, quelli sono sulle autostrade, qui, questa via Pesciatina, che ha lasciato Pescia 18 km fa, se ne va modesta fra boschi ignudi, e meno male che lontano il sole fa capolino, anche se non è poi tanto freddo.

(Crespole)

Arriviamo a Crespole, incontriamo una donna con il suo cane, chiediamo di Calamecca, ci dice che ci sono ancora 2 km e mezzo, ci azzardiamo a chiedere di Vellano (perché il sogno prevedeva di tornare da Femmina Morta fino a Vellano. Rimane vaga ma possibile (dice ...da Calamecca ci saranno ancora 8, forse 10 km.) cominciamo a capire che sarà comunque una mattinata lunga.

Il sole ci incoraggia, ma stiamo girando e girando e il campanile di Crespole è sempre li, e dopo quei 2 km e mezzo canonici ci troviamo sulla discesa che ci porterebbe "dopo un chilometretto" (detto da un indigeno) a Calamecca.

(Calamecca)

Chiediamo notizie. Dopo il chilometretto quanti km per Vellano? Claudio azzarda...sei? Ma che dici, risponde il chilometretto, fa due conti, 3 più 2.8, pià...da 18 a 20: Quantiiiiiii?

Ci guardiamo, io guardo i km fatti, tutti di salita, 11, per la storia, impossibile andare a Vellano. Non ci sono scorciatoie, traverse, sentieri. Solo una strada che da qui a Vellano sgrana 20 km  come grani di un rosario

Decidiamo subito di tornare indietro, 11 più 11 sono 22. Calamecca ci aspetta ma noi, anche ci fosse il Sindaco di San Marcello (perché qui il Comune è San Marcello-Piteglio) ad aspettarci, vigliacchi (noi), giriamo e torniamo corricchiando e rifacendo tutto il percorso fatto.

E' bene dire che siamo tornati in tempo previsto.

Ho controllato sulle mappe Google e mi dice che da Vellano a Calamecca ci sono 17 km, troppi, è un giro che non si può fare. E' stata una mattinata molto bella, respirando aria distribuita da castagni nudi...nei silenzi dove se un tordo avesse ...zirlato, lo avremmo sentito.

Ma Claudio dice che ora può mangiare i tortelli per Natale e non sentirsi in colpa.

Beato lui.

Andrea Bartalesi