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PALAZZINA DI MATRAIA – TUBBIANO – PIAN DI CAVALLO – PIZZORNA – MATRAIA

27/07/2020

a cura di Andrea Bartalesi

 

PALAZZINA DI MATRAIA – TUBBIANO – PIAN DI CAVALLO – PIZZORNA – MATRAIA

C’è una casina nel bosco, dove le vie si incontrano e quasi si fermano a salutarsi, prima di andare ognuna dove l’aspettano. Su un rialzo, una costruzione piccola, bassa, ma possibile che ci sia la Madonnina? Dietro c’è un campanile, (chiamarlo campanile ci vuol coraggio) diciamo un intreccio di pali di castagno con alla sommità una traversa. La campana, piccola si intende (altrimenti che figura ci farebbe la casina?) la terranno dentro e la metteranno al suo posto quando viene il prete a dir messa (si sentirà importante, metterà fuori il petto, in fuori anche più in basso, per quanto possa una campana di bronzo e suonerà dei rintocchi che la sentiranno fino sull’altipiano delle Pizzorne e a Corsagna e, perché no, a Lugliano.

 

La casina sembra quella di una famiglia, piccola e bassa per stare stretti e scaldarsi con poco, d’inverno, tanto d’estate o in primavera si sta così bene fuori fra il verde dei castagni, le macchie delle ombre indolenti, i ricci che si formavano, il profumo dei porcini. Bisognerebbe sapere qualcosa, ma non l’ho trovato sulla rete. A cento metri un tronco di albero usato come palina, anzi palone di indicazione.

C’è scritto Madonnina Pian di Cavallo con tanto di freccia.

Eravamo partiti dalla Palazzina, sulla strada che da Matraia porta sulle Pizzorne, Io Claudio, Sergio e per la prima volta, Tullio. Un cane che sembrava mandato dal destino, ci aspettava e ci ha salutato leccandoci, uno dopo l’altro ed è venuto con noi, senza domandarci dove si andasse.

Abbiamo preso il sentiero per Tubbiano, salendo e scendendo, sempre nel fresco.

Arrivati a Tubbiano invece di scendere verso la Brancoleria, siamo saliti verso le Pizzorne. Una strada sterrata, bella, ombrosa, l’amico cane si sentiva a casa sua, andava avanti, fiutava, alzava la testa, noi parlavamo, fino a giungere alla casina che ho raccontato.

Miracolo, il cane è sparito, c’era stato un abbaiare di cani, poco prima, forse ha trovato da chiacchierare.

Qualche chilometro e ci troviamo di fronte due amici pisani del gruppo Ospedialieri. Ci siamo festeggiati, ci siamo “selfati” ammodino e insieme siamo saliti fino al prato, alla fontana, all’acqua.

 

(Mariella Biondi e il suo marito)

 

 

Li abbiamo salutati e noi abbiamo fatto un giro per vedere se le Pizzorne fossero ancora il sogno dei segromignesi. Tante ortensie, bianche e blu, sembra il colore locale. Strisce blu per parcheggiare, stonano, come in Amazzonia un cartello di sosta alternato fra giorni pari e dispari.

Le farfalle fanno le sguerguenze (sorta di gesti “sine” vergogna) e poi si mettono in posa su un fiore sistemandosi il ciuffo che sanno sbarazzino. Non vogliono sfigurare quando le amiche le vedranno su facebook.

Correndo verso Matraia andiamo incontro alle macchine dai guidatori nervosi: si vede che hanno bisogno di sdraiarsi al fresco a mangiare le belle frittate che le mogli, entusiaste, hanno preparato.

Ma ci sarà sempre il figlio di qualcuno che, nato da'n cane, gioca a pallone.

Andrea Bartalesi