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NEGLI OCCHI LE IMMAGINI DI PONTETETTO di Andrea

18/03/2014

a cura di Andrea Bartalesi

Quando riportiamo le immagini delle corse non possiamo essere obiettivi.Immagini belle, inquadrate come Ugo comanda, il sole dove deve stare (non sempre).

Ma correre è un'altra cosa e vedere i luoghi, percorrere i sentieri, sono una cosa del tutto diversa. Quando un podista vede le immagini ricorda lo stato d'animo, rivive  il momento, capisce e si emoziona, Chi le vede sprofondato su una poltroncina girevole al tablet o al pc, non capisce. Ammira ma non capisce.

Fotografare...io domenica avevo lo smartphone dietro e ho deciso di prendermi delle immagini per ricordare le mie emozioni. Sudato, con il respiro affannoso, togliere l'aggeggio dal marsupio, la cerniera che blocca il sacchetto di plastica, la goccia di sudore che sul più bello va a fare splash sul telefono, il dito, anche lui bagnato, sul liquido della goccia che ha fatto splash non fa "touch" lo passi e lo ripassi ma è come se tu accarezzassi il telefono di uno che non c'è. Poi asciughi, cerchi un puntino asciutto della maglietta...poi...fnalmente fai la foto e il più delle volte l'obiettivo ti si è inumidito e ti da un bell'effetto flow (che tu non volevi)

Insomma è così. Io ho fatto delle foto, alcune credevo di averle fatte.

Vi faccio vedere quelle che ho trovato nel telefono.

 

ville che non vedi, che immagini, poi un cancello aperto, siepi di mortellino..

questo è il rubinetto della famosa Polla del Bongi, la vera polla è poco più sopra

e questo è il rudere della pila dove gli animali si abbeveravano

questa immagine dalla nuova salita che ci hanno preparato i nostri amici, potrebbe sembrare per un effetto ottico sia in salita che in discesa.

Vi posso garantire che quelli in fondo devono salire per arrivare da me, e la salita è proprio salita

 

eccoci alla fine della bella strada sterrata in netta salita che, arrivata ad una casa, si ferma e ci lascia su un sentiero fra gli alberi ancora più duro

qui  dopo la discesa, il ristoro, un'altra salita ci porta a Pozzuolo, eccolo nel controluce,sulla cresta della collina

ci avviciniamo e fra gli olivi vedo netto il campanile

la chiesa di Pozzuolo, conquistata con sudore

poco oltre la chiesa, girando a destra,  oltre il muretto, una bella dimora, già il colore denota lo stile e la proprietà

 sopra di noi il cipresso da dove parte la bella strada con ghiaino bianco che ci porterà verso San Cerbone

 

ville sedotte dal sole malandrino che passa oltre il cancello e va a stuzzicarle nella loro intima sensibilità e posa un bacio al vetro della finestra dove una giovane donna sta sognando

muri in pietra di un dolce colore, delicato, che va d'accordo con la terra rossa di questi luoghi

ed ecco il complesso di Pozzuolo in tutta la sua fiera posizione, più che una chiesa un castello di fede

il sentiero nella macchia si stringe, quasi impedire l'accesso agli sconosciuti

c'è da stare attenti, le macchie del sole, bianche, ingannano, mimetizzano rari spuntoni e le radici dei giovani lecci,

ma la strada si interrrompe, non si pò proseguire, dobbiamo scendere ripidi, non possiamo far visita a San Cerbone, le piogge, le frane...chissà

eccoci alla cava, al ristoro

ma io non posso non salire a San Cerbone, lascio la comitiva, vedo che altri mi hanno preceduto, respirare l'aria di un luogo particolare, dove le ombre sanno di pace

un'Ave alla Signora di Lourdes, ha gli occhi che guardano in alto, estasiata. Noi la preghiamo per le nostre miserie, e ce ne andiamo verso Pontetetto, affrontiamo la lunga pianura con leggerissime salitelle che suonano come avvisi di vecchi frati incappucciati "ricordati...tu eri polvere...e polvere ritornerai..."

Ma noi facciamo gli scongiuri,  noi guardiamo il sole, noi abbiamo il cuore in alto, arriva ancora un'altra primavera,....

Andrea Bartalesi