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MONTEMAGNO TORCIGLIANO PASSANDO DA GOMBITELLI di Andrea

22/06/2020

a cura di Andrea Bartalesi

21/06/20 – MONTEMAGNO FRASCALINO GOMBITELLI PASSO DEL LUCESE TORCIGLIANO NOCCHI MONTEMAGNO KM 18 circa 3h e mezza

 

 

Ieri, decisi come non mai, io e Claudio, in macchina fino a Montemagno. Ci avventuriamo per Frascalino, subito una salita che ti scoraggia, tornanti, pochi, proprio diritta, come per provare la nostra volontà. Cerchiamo il bivio per Nocchi, ma deviazioni a sinistra sono poche e senza segnali: ci lasciamo prendere da un tentativo, ma torniamo sui nostri passi, un’altra deviazione ma con un bel cartello Strada chiusa. Non ci resta che modificare il tragitto. Decidiamo di andare subito a Gombitelli. Ci fermiamo un attimo in piazza, si fa per dire,  di Frascalino: finestre come occhi neri dalle case disabitate. Continuiamo decisi ed entriamo in Gombitelli da un sentiero-discarica, pieno di detriti nascosti fra le felci lussuriose. Arriviamo su uno spiazzo con panchine, un prato e la vista che si allarga. Continuiamo e sbuchiamo a Gombitelli nella parte alta del paese, vicino al Ristorante Cerù. Ancora chiuso, niente panino al salame se qualcuno ne avesse avuto voglia. Scendiamo un attimo per poter attraversare e conoscere “nelle viscere” il paese. Lo attraversiamo su vicoli lastricati e stretti fino a raggiungere la Chiesa. Viene da pensare subito alla differenza degli intenti. La chiesa è costruita in modo che sia vista, su una prominenza, e che i rintocchi delle sue campane siano sentiti anche nelle buche più buche. Il paese invece si è sviluppato, come Dio comanda, in viuzze strette riparate dalla tramontana (che qui si deve divertire da matti a rincorrere i passanti infilandosi fra il colletto alzato e il collo).

Saliamo decisi verso il bivio per Passo del Lucese. Non ci lasciamo distrarre dalle chimere archeologiche che ci vorrebbero sul Rondinaio e continuiamo imperterriti. Ci aspettiamo di arrivare a un passo pieno di luce, (lucese) ma noi tapini lo troviamo immerso nel verde, (certo, lucese deriva dal “lucus” latino e significava “bosco sacro”).

Troviamo un uomo che traffica al Ristorante del luogo, unico l’uomo e unica la casa e chiediamo per Torcigliano. Ci fa segno di andare giù e veniamo come lanzichenecchi su un bellissimo sentiero fra alberi secolari, segnalato, come N°13 per Torcigliano. Gambe in spalla e ci lasciamo portare da questo luogo pieno di acque chiacchierine che saltano fra le pietre, niente animali, si sente che ci sono, ma stanno nascosti. Un cancello, una rete, un mezzo orto ci dicono che stiamo tornando nel mondo civile, coltivato, con tutti i problemi relativi.  Claudio si ricorda del suo orto, delle chiocciole, dell’erba invadente, ecco, ciao Terra siamo tornati.

Un cimitero e dopo un giusto tempo, una chiesa, ci ricordano che eravamo polvere ecc. ecc., Savonarola, mai una gioia. Siamo alti sulla valle, il paese di Torcigliano è su diversi piani, un “writer”, MAURI, impegnato a realizzare un murales, lo fotografiamo, salutiamo e gli facciamo i complimenti: ci sentiamo buoni e generosi. M ci aspettano 3 km di strada asfaltata (anche se qui è cemento sgretolato, ma più ci avviciniamo a Nocchi e più si allarga e diventa buona). Ci sorpassa una “corridora”, le chiediamo il sentiero per risalire a Frascalino, quello che non avevamo trovato alla partenza, ci accompagna “così fa il defaticamento” a prendere un sentiero aspro che non ci porterà a Frascalino, ma agli ultimi tornanti del Montemagno. C’è da non farsi schiacciare dai molti ciclisti, qui siamo a casa loro, in un posto dove i pedoni sono appena tollerati. E così torniamo al parcheggio, alla macchina, sudati e contenti.

Ora possiamo pensare alla polenta con le olive che aspetta Claudio, e a fare programmi per domenica prossima.

Andrea