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MAGGIANO PONTE SAN PIETRO

22/09/2008

a cura di Andrea Bartalesi

MAGGIANO NOZZANO E PONTE SAN PIETRO


Il nostro inviato al seguito ha preferito, domenica mattina, farsi seguire da un cane ed andarsene all'apertura di caccia a sparare invece che scattare.
Quindi, senza foto, cerco di fare un resoconto e far rivivere emozioni a chi c'era e a farci invidiare da chi, per mille motivi, non c'era. Mattinata settembrina, asprigna, ma con il sole, la partenza dove ancora si sente odore di sabato sera, di discoteca, di profumi mescolati a sudore di rinchiuso (non come il nostro, sano, di fatica, oddio non sempre, purtroppo, ce n'è anche di panni non lavati ma questo è una cosa diversa), Andiamo subito sul fiume, l'argine del Serchio in tempo per vedere dei pescatori che si preparano con i loro ammennicoli a sfidarsi a singolar tenzone a colpi di canna e slamate infuriate, pesci che guizzano come cosce sorprese (veramente Lorca scrisse "le sue cosce mi sfuggivan come pesci sorpresi" ma a me oggi ci dice al contrario). Non c'è tempo da perdere: gli amici, così li credevo, sono già laggiù quasi all'orizzonte fra canne e maglie multicolori che li nascondono, c'è da aumentare il ritmo se non voglio trovarli all'arrivo con la tuta o addirittura alla fiera. Li rivedo poi da vicino nell'andirivieni del castello di Nozzano, questo cucuzzolo, questo forte apache che difendeva dai pisani, questi scostumati che non gli bastava avere l'Arno, il mare, i monti (Pisani), ma volevano anche Lucca, le sue torri, il Volto Santo, la luminara, le Fiere, il buccellato, Ilaria del Carretto, perfino SonSodo e chissà cosa altro. Meno male che i Nozzanesi ci pensarono allora e cercarono di fermarli. Ma se i Pisani avessero conquistato Lucca, la pantera, quella famosa davanti alla Torre delle Ore, a chi l'avrebbe messo? A un livornese? No, non sarebbe stata la stessa cosa.
Ma non c'è tempo per niente stamani, né per la poesia né per la storia: solo agitare le gambe avanti e indietro con la speranza che quelli là davanti, natidancane, si stanchino. E così prendendo per Balbano e guardando l'agognato miraggio davanti a me non ho visto (come loro) che il percorso girava a sinistra ed andava a costeggiar la ferrovia per rientrare poi al bivio di Castiglioncello (quello lucchese, non quello di Livorno che è un'altra cosa). Scoprirò che quasi tutti hanno fatto come me, chi per celia chi per non voler vedere, Si inizia a salire una strada dura, con rischio di ribaltamento se solo non l'affronti gobbone e con la bazza che struscia in terra. Si sale e quando tutto sembra ormai finito,(cosa c'è oltre se non il cielo?) ci danno uno zuccherino di discesa per poi presentarci ancora una salita che ti viene fatto di pensare "o questa dove l'hanno trovata?". Siamo a Compignano? Ti volgi intorno per capacitarti e vedi, laggiù a sinistra il mare. Non ci credi, pensi che sia per la fatica, per lo sforzo, una visione onirica, qualcosa che se tu potessi toccarla vedresti che non ha corpo, che non esiste se non nella retina dei tuoi occhi stanchi. Ma subito volti per ritornare in basso, qualche pseudo amico nel frattempo aveva gettato la maschera ed arrancava come me, li riprendevo e affrontavamo come stambecchi la discesa. Bello andare in discesa, pensavo, ma è fatica lo stesso, mi fanno male le gambe, o come mai? Ma non puoi lasciarli andare ancora, sarebbe una puntura di fiducia che non meritano, stringi i denti, vai, vai. Provavo a gridarmi "Avanti Savoia", non si sa mai. Un istituto che non ricordo mai come si chiama, ad Arliano, ci dice che stiamo per finire la discesa, di tenerne di conto, di non sprecarla. Un ristoro ci aiuta a ricompattarci, qualcuno rientra chiedendoci se in discesa avevamo i freni rotti, lo invitiamo a stare zitto, lui che da quando ci aveva visto sembrava una "saltellora" che aveva paura di essere presa con un cappio di quei lunghi fili d'erba che usavamo da piccoli. La pianura arriva come una condanna in appello, non ci resta che la Cassazione della salita che ci riporterà all'entrata di quello che rimane del manicomio. Ormai stringo i denti, sento l'odore dell'arrivo, ma c'è ancora da passare sotto il ponte dell'autostrada, da girare a sinistra, da... ormai ci siamo. Il GPS dice 17,2 e considerando il tratto sbagliato convengo che gli amici di Maggiano oltre a trovare un bel percorso, lo hanno anche quantificato in maniera perfetta. E questo, io credo, è un bel vanto, abituati come siamo alle corse del Trofeo Podistico Lucchese.