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LA MARCIA A CASTELVECCHIO DI COMPITO di Andrea

13/06/2016

a cura di Andrea Bartalesi

La marcia di Castelvecchio è bella. Lo è sempre stata affascinante, dura e spettacolare. Ora, nel tempo, si è scorciata, come una maglia di lana vergine che lavandola si ritira e ti senti un po' "fasciato", stretto, potremmo dire "abbracciato", e magari ti pizzica la pelle per quel ricordo di lana di pecora...

Il percorso attuale, che ricalca i vecchi tracciati, sembra aver dimenticato per strada luoghi altrettanto importanti e belli, come il laghetto di Palaiola con la sua chiesina oltre la via, l'andare in quel sentiero ombroso e salire poi alla chiesa di Colle. Alla Chiesa siamo saliti da un'altra strada fiorita. Perchè il periodo e i luoghi del Compitese sono fioriti. Camminare e vedere certe corti, o giardini rinchiusi in stretti spazi traboccanti di fiori. Saliti poi al paese di Castelvecchio con il ristoro posto sull'ultima curva, a sbalzo sugli spazi del padule, con lo sguardo che può arrivare fino a dove le diottrie ti permettono, il borgo racchiuso in un pugno, scalini e rientri, case sode e dure, poi ti ritrovi fra lo slargo dei fiori e sali, quella di 14 km, sali fino dove penseresti di non salire. Ti accompagna sulla destra l'ulivo e il bosco mentre a sinistra splendidi squarci di paesaggio, la casa che sembra il nido di un'aquila visto dalla vetta del monte. La discesa invece nel primo tratto sassosa e infida per poi "placarsi" in verde stradello ti riporta a Caccialupi, dove si trova il Campo Sportino, da dove sei partito. Una parola speciale per la bruschetta: qualcosa di delizioso, con l'olio e aglio stupendi.

Grazie agli organizzatori per la bella mattinata che ci hanno fatto passare.

Ora vi mostro qualche foto

 

due foto dell'Oasi il Bottaccio, luogo di respiro per gli uccelli migratori, piazzola di sosta per loro, quasi un Autogrill Pavesi sull'autostrada del loro migrare

due foto di corte a Colle di Compito. Questa bellissima meridiana, fatta da un orologiaio svizzero senz'altro, con terracotta toscana...mostra tutta la sua inutilità.

E' una meridiana ferma, immobile. Mostra di sè solo la cassa come un orologio con le lancette finte o ferme da anni. Infatti è posta verso occidente, dietro un muro che gli permetterà il sole solo in un tardo pomeriggio e l'orologio ha il suo dito indicatore al vento come se fosse del tutto casuale così che la bella meridiana, nel pomeriggio, indicherà, forse, ore strane e sarà creduta una povera demente. Peccato.

La meridiana deve essere posta verso sud e il suo dito indicare il mezzodì quando è mezzogiorno. E quello solare, dimenticando il legale. Che diamine!!!

il fiore del cappero con la sua esplosione di gioia impreziosisce i vecchi muri di pietra

e l'uomo si inserisce nello spazio colorando il mondo

dietro una cancellata biciclette "belle epoque" portano in giro i fiori, illuse di essere su una giostra infinita

e una calla bianca come una camicia fresca, al mattino, in un giorno di festa, mostra la sua innocenza a braccia larghe

rododendri gialli prima del rosa, colori pastello che sembrano nascondersi nel verde

fiori come trombe, chiarine che si affacciano sul Campo per annunciare il Palio e l'arrivo della stupenda principessa al braccio del tiranno....

 

mentre fra gli alberi si aprono squarci di terreno curato

 

ecco il nido dell'acquila a strapiombo sull'arrivo che ci aspetta..laggiù.

e un gattino, giovanissimo mi attraversa la strada: sembra fiero e deciso, sta intraprendendo un viaggio, sembra sapere dove andare, stoico e spensierato...

ma guardandolo bene mi sembra un piccolo essere indifeso perso per strada, solo, chissà dove sarà stasera,  ride e sorride, ma destro è preoccupato e triste,

E mi vien da pensare che io non sono un gatto, non sono giovane, sono circondato da mille affetti, ma gira e rigira tutti noi siamo soli di fronte al nostro avvenire, ai nostri sogni, ai nostri desideri. Mostriamo i nostri sorrisi come una eterna pubblicità di un denifricio, ci facciamo venire le rughe sul volto dal tanto sorridere e portiamo in noi, più o meno nascosti, dentro un animo che nemmeno sappiamo dove si trova, tutta la nostra insicurezza e la nostra solitudine. E chissà dove saremo stasera.

Andrea Bartalesi