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I TORTELLI DI PIASTROSO di Andrea

01/07/2019

a cura di Andrea Bartalesi

Vado a mangiare i tortelli. E' una frase "fatta", un simbolo. Vuol dire, a Piano di Coreglia, fare il percorso più lungo, arrivare fino a Piastroso e...mangiare i tortelli.

Come a Pistoia, proprio ieri, in molti avranno detto "Vado in piazza" (arrivo all'Abetone, nella classica Pistoia Abetone, e non mi fermo nelle fermate intermedie , anche se piazze se ne incontrano altre: quella che conta è l'Abetone).

A Piano di Coreglia si va a mangiare i tortelli a Piastroso. E con questo per gente che come me cammina e non corre, e non ha più 20 anni e un po' il buttare il cuore oltre l'ostacolo. Bellissimo percorso che ricalca quello di 25 km di imperitura memoria. E per scorciare il percorso i nostri amici hanno trovato una strada più corta per arrivare a Coreglia, più corta ed ovviamente più dura. E poi dei 20 dichiarati quest'anno erano quasi 22. Ma questi sono particolari di secondo piano.

 

L'importante è arrivare ai tortelli di Piastroso. Quest'anno avevano poi risistemato alla meglio il percorso per attraversare la frana e non c'era più da scendere nell'Ania e risalire facendo alpinismo, in un bosco fresco e, appunto, con il cantelinare dell'Ania sotto di noi. Da dire che oltrepassata Coreglia la prima volta ci siamo immersi in una zona d'ombra fresca e rigenerante. Così che arrivati alla Ferriera, dove è sistemato il ristoro dei tortelli, ti veniva proprio voglia di fermarti e sentire il piatto caldo nelle tue mani. E Roberto...Siamo venuti apposta!!

 

 

 

Gli addetti poi al ristoro sono di una gentilezza estrema. Ti viene voglia di berti un bicchierotto di vino insieme a loro (ma il ritegno ti scoraggia...) sei ancora a metà percorso e il caldo ti aspetta, sfacciato, scendendo da Coreglia.

I tortelli sono sempre stati parlanti: nel carnevale nella piana òe donne facevano a chi li faceva più grossi, usavano un bicchiere per tagliarli, sapevano farli e cuocerli senza romperli, come ripieno la gallina più vecchia faceva il buon brodo per ammollare il pane, il "porco" sacrificato, forniva il magro insieme a quello comprato dal macellaio, di bovino, insomma un piatto che una volta l'anno doveva meravigliare la tavola, tanto poii...c'era la quaresima. Per questo i tortelli sono appunto un simbolo, qualcosa che va oltre. Anche a Coreglia si va "oltre".

Ma i ristori di questa marcia sono tutti preziosi, cominciando da quello alla casa con piscina, forno attivo, focaccia calda,

 

 

 

 

oppure, vado a caso, quello "del Cocomero" subito sotto Coreglia al ritorno, o quello in centro della cittadina con i nostri amici (Beppe e Moreno su tutti) schierati e ammiccanti (hanno sempre uno spumantino, un prosecchino o un grappino, rigorosamente con desinenza in "ino" sotto il ripiano nobile). Roba da alpini.

 

E quello a un km dalla fine, Gambalesta, dove la musica tradizionale risuona e ritorna battendo contro Cardoso dirimpettaio. La genitlezza, il sorriso e all'arrivo la giusta soddisfazione di una bellissima marcia organizzata con i fiocchi.

BRAVIIII

 

E non poteva mancare il selfie del selfie-man più famoso dei nostri trofei..Rossi Moreno con Gianni ed io felicissimo

 

Andrea Bartalesi