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ECOMARCIATORI ANTICHI SUI SENTIERI DI MIRTETO di Andrea

20/04/2009

a cura di Andrea Bartalesi

ECOMARCIATORI ANTICHI - 19/04/09

 

 

Quando Aldo, il Passetti, è sbucato dai resti della Villa del Polacco, più che per apporre sul cartellino il timbro di controllo, sembrava contarci: tanti entrati, tanti usciti, nessuno doveva rimanere dentro. Quasi attore di antico personaggio guardava i nostri volti affaticati ritornati a ritrovar la luce dopo essere stati pellegrini in un territorio di altri tempi, non inferno e non paradiso, solo antico.
La giornata aveva fin dal mattino assunto l'aspetto consono,l'acqua che bagnava e ammollava ben bene, sulle prime rampe che portavano al Passo di Dante e già il toponimo ci riconduceva al primi secoli dopo l'anno mille. Sapevamo di girare per Castagno e passando sopra il foro di San Giuliano il nostro sguardo bucava le basse nuvole per cercare la strada che saliva verso il Faeta, ma dopo un piacevole ristoro ci trovavamo infilati in un sentierino a mezza costa che, come uno spiritello maligno, ogni tanto si alzava fra pietre infide, bagnate com'erano. Qui mi sono accorto che come cinghiale ero troppo alto e dovevo correre curvo quasi ad approfittare delle due zampe che l'umano chiama braccia e che avrebbero fatto tanto comodo sia per la stabilità che per la forza necessaria ad andare. Attendevo Mirteto, lo sentivo più lontano dell'immaginato, ma più basso in altitudine. Ci appare quando più non lo aspetto, con una bassa facciata sulla quale spicca il buco di una piccola croce, che proprio così incastonata sembra preziosa. Gli amici della 15 scenderanno nel vecchio borgo girando intorno alla bella abside, di pietra più chiara, quasi un piccolo seno dove succhiare la fede, latte di sostentamento per le nostre anime. Questa chiesa era per frati, per pellegrini che dopo l'anno mille specialmente, sapevano di dover fare penitenza, dover soffrire, per essere perdonati dalle loro malefatte terrene. Questi sentieri erano per gente lesta, magra, non per mollicci cardinali o vescovi presupponenti, qui viveva l'abate Bernardo, venuto dal meridione, con il suo accento napoletano. Qui salivano frati magari corpulenti, ma sotto la tonaca grezza il loro fisico era robusto e il sudore che gli doveva scendere e sbucargli sugli stinchi nudi era una sorta di cilicio naturale, con lo sforzo di volontà che avrebbe portato ad una redenzione. Qui non si leggono ricordi di lotte intestine o di potere. Qui non si sentono preghiere con le quali si chiede una grazia o un piacere, la Santa Maria del Mirteto non è portaborse del Dio che ci "deve" aiutare. E' Donna santa che può intercedere presso il Figlio perchè al momento del Giudizio non sia tremendo come i nostri peccati meritano.
Ecco, qui, in questo che fu un eremo di spirito ho pensato alle vicende umane e, visto che eravamo in terra "gallica" mi sono permesso di notare come mancassero ai ristori le famose donne, le veloci donzelle di questo gruppo. Volando sopra le reti di recinzione o solo per aver trovato aperto il piccolo cancelletto, se ne sono andate in cerca di percorsi adatti alle loro volontà di vittoria, le loro belle teste dai capelli più o meno fluenti si sentono portate verso allori profumati. Chissà dove sono impegnate e in quale ansimi i loro cuori si dibattono. Forse a loro avrebbe fatto bene venire a Mirteto, a capire che vale più la pace, la serenità di pochi attimi di gloria che se ne andranno con i primi acciacchi e resteranno solo ad ingrossare i ricordi e i rimpianti di quello che avrebbero potuto fare e non avranno fatto. Ecco in questo luogo così lontano dal mondo ho pensato alle maglie anonime di questo gruppo organizzatore, al momento di transito che sta passando e, per l'amicizia che mi accomuna a loro, senza distinzione, vorrei che tutto questo non fosse successo proprio per quella invidia buona che mi animava nel vederli crescere ed entusiasmarsi per risultati e per traguardi vicini.
Ma già, dopo un breve e bellissimo sentiero in pari dove più che la fiera metteva paura la pietra nera, lucida ed infida, eccoci salire su un sentiero scosceso ed ho pensato e mi sono augurato che chi mi precedeva fosse ardito e fiero, che la sua gamba non vacillasse e scivolando, portasse anche me all'inizio di questa salita che non so se avrei avuto la forza e il coraggio di ripetere. Ma come ogni cosa che ha inizio ha ovviamente una fine, magari lontana, ma c'è, come c'è stata ed un ristoro (ma chi ce li avrà portati quassù?) ci accoglieva e ci rassicurava. Allora come pietre rotolanti eccoci in una lunga discesa, con l'impegno di sentir le gambe, di creare con loro un compromesso, un chiedere garanzie che nessuna gamba ci ppoteva dare. Agnano con una pizza profumata, un ristoro quasi privato a bordo villetta, quasi assente, ci accoglieva e ci lasciava passare e così la leggera salita verso la cava e riconosco i sentieri di vecchie corse che partivano da Pisa, Giardino Scotto, 25 km per portarci ad Agnano ed Asciano e ritornare verso l'arrivo lungo gli archi dell'acquedotto. Riconosco Asciano e il suo campanile, e come fantasmi mi appaiono le vecchie foto con la mia maglia a strisce verdi, a persiana, Ma dopo un altro ristoro, dove le donne sono diverse, meno delicate ma più gentili, si sale verso l'aria protetta, verso il promontorio sul mare della pianura pisana, verso quella che era la Villa del Polacco da dove sbuca il Passetti con la sua cera di sorvegliante e di fiero contatore. Ma l'arrivo è in basso, non in alto dove siamo tornati a ritrovar la luce, e un sentierino infido, quasi uno scivolare lungo cerchi danteschi, ci fa ritornare in basso, in un inferno che non è onirico, ma vero, nella realtà di tutti i giorni.
Un saluto a Marco e Claudio e ai loro collaboratori per il coraggio di aver organizzato una marcia tosta, ecologica e insostituibile. Certo non è percorso per la massa, per le grandi moltitudini, ma per gente che sa cosa l'aspetta, che quasi sfida l'impegno con la consapevolezza della sua pochezza, ma con la fiducia e la serenità che ogni giorno sono fondamentali sui sentieri della vita.
Andrea Bartalesi

 

 

 E qui pubblico la bella testimonianza di Aldo Passetti circa la mattinata di "controllo" ai margini di quella villa quasi castello di prua di un vascello sul mare pisano.

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E siamo giunti a parlare anche della Ecomarcia ,e quando si dice Ecomarcia per il sottoscritto la parola d'ordine è villa Bosniascki(accidempoli,ma si poteva chiamare Ugo)infatti da qualche edizione i Cecchellas' mi hanno destinato in quel luogo per il controllo dei cartellini.Questa edizione è stata organizzata con il percorso inverso allo scorso anno e per questo ho dovuto aspettare gli ultimi partecipanti quasi fino alle 12,00 ,ma andiamo per gradi ,già dal primo mattino il tempo poco propizio annunciava che la pioggia sarebbe stata la componente più negativa di questa manifestazione anche se chi organizzava faceva del suo meglio almeno per mettere un poco all'asciutto chi era addetto alle iscrizioni ,per conto mio abbastanza in anticipo mi dirigevo verso il posto che mi era stato assegnato e li giunto a metà salita lasciavo la mia auto per proseguire a piedi naturalmente ben attrezzato per affrontare gli eventi atmosferici ,mano a mano che salivo si delineava pian piano forme di un paesaggio bellissimo ed in cima al culmine prima di arrivare alla villa il panorama, intriso in una nebbiolina umida e uggiosa che era una beatitudine per la vista .Ed eccola qui villa Booo...insomma quella li ,maestosamente a dominare la piana sottostante nonostante le ferite del tempo e della natura ne abbiano minato la stabilità la prima cosa che mi è venuta in mente forse a causa del maltempo e vedendo la grande radura ,è stato il romanzo di Emily Bronte (Cime Tempestose) chissa forse perchè ma tra i rami degli alberi il vento sembrava una voce che chiamava :Heatcliff,....suggestione pura suggestione e mentre mi organizzavo al meglio per accogliere i podisti impegnati in questa marcia pensavo ai momenti in cui la vita era presente in questo ora ameno luogo.
Poco prima delle 9 iniziano a transitare i primi podisti ed inizia per il sottoscritto lo spasso ,ahhhh il podista che strano animale ,infatti ci sono quelli che del cartellino hanno estrema cura ed arrivano al timbro consegnandolo integro poi ci sono coloro che regolarmente lo dimenticano in macchina e ci sono quelli che presentano dei cartellini che sono al limite della praticabilità una cosa incredibile da non sapere come fare ad apporre il timbro ed infine gli interessati e cioè quelli che chiedono informazioni del luogo in questione ed oggi molti hanno fatto domande inerenti al posto tanto che mi sono dovuto improvvisare cicerone tra un timbro e l'altro,e mano a mano che transitavano era uno spasso si andava dai volti deformati dalla fatica, da chi (ed erano in molti) magnificava la bellezza del percorso,anche chi lo criticava, insomma un mixer di opinioni variegate ed infine i podisti che sono anche dei carissimi amici e che non mancano mai di lasciarti un segno tangibile della loro amicizia ed in questo senso vorrei annoverare Andrea Bartalesi che ho avuto l'onore di salutare aggiugendolo di fatto alla lunga lista dei miei amici.
E a parte una nota lieta e non polemica, di tutti i podisti transitati non uno di questi ha chiesto di timbrare il cartellino extra ,questo è un dato positivo che la dice lunga sulle varie cose che sono state dette in passato.
In conclusione da menzionare la mega pastasciuttata organizzata dalla premiata ditta Cecchella & co che ha concluso degnamente questa Ecomarcia e chiaramente appuntamento al prossimo anno ,per quando mi riguarda e facendo i doverosi scongiuri e toccando i vari amuleti intimi spero ancora di essere ancora li ad aspettarvi alla villa Booo......insomma via....lui ohhh
Buona settimana a tutti
Aldo Passetti