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BORGO A MOZZANO E I SUOI CASTELLI di Andrea

17/11/2014

a cura di Andrea Bartalesi

BORGO A MOZZANO E I SUOI CASTELLI.

LA CADUTA DI UGO CI FA RIFLETTERE

Permettetemi di chiamare castelli i paesi sopra il Borgo. Non sono fortificati, questi paesi, ma per raggiungerli sembra una conquista. Non mura merlate ma boschi spinosi di molte acacie e gialle rare foglie che indicano castagni ammalati. I sentieri, buoni in essenza, per la molta acqua diventano bagnati e negl'acquitrini dei tratti dove la salita ti da un attimo di riposo, le foglie cadute si sfanno. Pieve di Cerreto, La Rocca, Oneta e Cune in sequenza. Pietre scure, stretti vicoli, campanili tozzi umidità, ricordi, ortenzie Questi paesi a chi li visita ..di corsa...sembrano uniti, raccolti dentro loro stessi. Gli abitanti devono sentire questa loro appartenenza e quando c'è da fare qualcosa lo devono fare tutti. Ai ristori molte ragazzine giovani, non podiste, ma volontarie del mostrare la parte bella del loto territorio e dei suoi abitanti.

Eravamo partiti dal Teatro del Borgo, posto al primo piano, sopra la Misericordia, il sipario, il palco, già ti davano sensazione di recita. E la recita si è poi dipanata nei territori fino al ristoro di Cune posto, se non erro, in un piccolo teatro. Immagino le compagnie teatrali che hanno calcato le scene, le loro storie, le loro finzioni. Saltimbanchi e classici fini dicitori nel tempo.

Poi lasciando Cune e prendendo finalmente la bella strada larga e asfaltata che ci riporta al Borgo, improvviso, su una larga curva, trovo chino e sanguinante Ugo. Il nostro amico camaiorese, famoso nel mondo podistico per la sua valvola termica starata. Infatti anche nelle mattinate di tramontana, dove i lupi nei boschi alzano il muso verso l'alto e si lamentano con gli dei, lui arriva con una canottiera fina e pantaloncini. D'estate però paga il pegno perchè il caldo per lui è insopportabile.

Ieri mattina me lo sono trovato tutto sangue. La caduta su asfalto dà abrasioni e non avendo calzamaglie da sdrucire o macchiare, maglie da sciuparne i gomiti, tutto si manifestava sulla sua pelle bianca e non mi sono mai accorto di quanto sia così poco protettiva. Ugo cercava il cartellino che era volato via. Trovatolo gliel'ho consegnato e mentre mi chiedeva cosa si era fatto in volto, l'ho invitato a mettersi a sedere sul ciglio della strada dicendo che io andavo a trovare soccorsi. Sapevo poi che alcuni sarebbero sopraggiunti subito dopo avendoli lasciati al ristoro precedente. Ebbene ho preso la discesa con l impegno che mi è possibile. Nessuna casa, nessuna auto, nessuna persona nè dell'organizzazione nè casuale per almeno due o tre km. Finalmente ho raggiunto due donne che partecipavano alla marcia. Ho chiesto loro se avevano un telefono e avuta una risposta affermativa abbiamo cercato il numero scoprendo che su tre due non lo vedevamo per i nostri occhi vecchi e usati. La terza persona è riuscita a decifrarlo e a chiamare i soccorsi.

Dico tutto questo perchè proprio in questi giorni si sta parlando di sicurezza, di 118, medici a bordo, riunioni e convention. Io sono per le cose pratiche e semplici.

Cominciamo portando con noi i nostri telefonini, almeno coloro che non hanno impegni di velocità e di atletismo, ci sono dei bracciali in materiale anti urto e anti pioggia. Portiamoli. Non ci costa quasi niente. Non affidiamoci sempre agli altri, non aspettiamo che la protezione civile ci telefoni per avvisaqrci. Da quando mondo è mondo tutti noi abbiamo il cervello e la possibilità di prendere provvedimenti: non affidiamoci sempre agli altri, non scarichiamo le nostre colpe su chi vive intorno a noi. Seconda cosa. I cartellini dovrebbero portare come portano il numero del responsabile per la sicurezza della marcia che stiamo percorrendo. Vengono timbrati con timbri molte volte scoloriti, indecifrabili. Anche quello del fisso e del cellulare del Trofeo Podistico Lucchese sono stampati in caratteri piccoli. Perchè non facciamo stampare su etichette il numero di telefono in rosso, bello grosso? Lo appiccichiamo dietro e tutti potremo leggerlo senza gli occhiali che sono rimasti in macchina.

Intanto faccio gli auguri a Ugo e spero di trovarlo a Collodi domenica prossima.

Andrea Bartalesi