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A PONTETETTO A VEDER NON SOLO LUCCA

14/04/2009

a cura di Andrea Bartalesi

LA "VEDI LUCCA" IN CRESCENDO

C'è da togliersi tanto di cappello per questa ultima edizione della Vedi Lucca, la marcia organizzata dagli Escursionisti Lucchesi a Pontetetto. Da alcuni anni i miglioramenti al tracciato erano importanti, modifiche mirate, si capiva una voglia di far bene, di stupire, oserei dire. Stamani hanno completato un'opera, anche se non dobbiamo mettere limiti alla provvidenza, cominciata anni fa. Un percorso che si snoda in luoghi dove la bellezza è di casa, certo, ma scelto in modo mirabile, con gli angolini da intenditori valorizzati da questo sole primaverile, dal verde di un'erba che, rigogliosa, sente il primo caldo. Una cosa che non sottovaluterei, anzi da mettere come prima "dote" di questa marcia è il chilometraggio rispondente al metro a quanto dichiarato. Questo è un segno di rispetto per coloro che corrono o camminano sulle lunghe, sul chi fa conto dei chilometri, sia perché voglia rimanere su uno standard che gli permetta di partecipare a tutte le manifestazioni e anche per coloro che da podisti si trasformano in contabili per raggiungere quelle distanze che gli permettano un buon allenamento per le maratone primaverili. Dunque è giusto rispettare le mini marce, non andare un metro sopra il dichiarato ed è giusto dare le giuste distanze sui percorsi lunghi. Bravi.
Insomma una "Vedi Lucca" che manteneva le promesse e ci portava in una zona famosa per le sue osterie nascoste in vecchi fabbricati, in piccole corti, dopo averci fatto percorrere l'argine di un canale che io so, ma potrei sbagliare, esser bifronte e quindi opportunista, secondo esigenze idrauliche, collegando, come collega, il fiume Serchio allo Scolmatore tutti e due lentamente avviati al mare. La Polla del Bongi di chiara fama, le case nascoste da muri imponenti o semplici, a secco, quasi avessero, chi li ha fatti, tolto le pietre dai campi e appoggiate lì, una sopra l'altra, per delimitare la proprietà. La salita, dura, su fondo cementato che ci porta in quota, fra gli ulivi, la visione, appunto di Lucca, fumosa, nebbiosa, lontana. Un bel sentiero per San Gerbone, un monastero, un angolo dove il Paradiso sembra più vicino, dove le parole di chi prega vanno dirette, senza interferenze, senza bisogno di "paroline buone" da parte di intermediari. E le ville patrizie, queste magioni dei signori lucchesi passati e presenti, questi ampi parchi, gli alberi che hanno nella loro postura una dignità superiore, le piccole chiese, cappelle gentilizie, inserite nei muri di cinta o appoggiate a corti campanili. Da qui Lucca ci sembra diversa, quasi distaccata, non si sente odore di merci o i rumore delle trattative o dei conciliaboli, non il mormorio dei telai che inventano preziosi tessuti di seta dai colori meravigliosi, non le sue tresche o le lotte per il potere. Questi sono luoghi staccati, come devono essere le residenze che si rispettano: dentro le loro mura non si possono portare le vili cose di tutti i giorni della Cerchia Alberata. Qui si sussurrano complimenti alle dolci dame che sembrano annoiate, o si gioca a golf in prati rasati, o si va a cavallo, ma con pigrizia, senza far stancare né il cavaliere né il destriero.
Insomma una bella mattina di primavera che anticipava la festa del Pellegrino, o il "merendino" sui campi, con la famiglia raccolta intorno ad una tovaglietta o a rincorrere un pallone.
Andrea Bartalesi

 

Vicopelago - Villa Bernardini