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A NOZZANO FRA STREGHE E CASTELLI di Andrea

03/11/2022

a cura di Andrea Bartalesi

NOZZANO 30.10.22

A Nozzano, di mattina presto, facendo finta che l’ora non sia cambiata, per fare i 18 km che qui non sono lunghi, ma duri. Io e Claudio volevamo passare da Compignano, e allora lasciamo stare le sveglie e grazie alla signorina delle iscrizioni, mascherata da strega (benigna) ce ne siamo partiti, soli e quasi al buio. Arrivati alla deviazione del “Diaule”, non ci fidiamo e ci accontentiamo del percorso “senza diavoli”.

Al passo per scendere a Massaciuccoli, saliamo a destra, mentre a sinistra sprazzi di paesaggio che comprendevano il lago fino al mare, con un sole che straripava verso Viareggio, ce ne andiamo, fra i lecci, verso il ristoro che stavano allestendo, belle ragazze che malgrado i loro sforzi, le righe in volto, gli ematomi, restavano sempre belle ragazze. Giriamo intorno al piccolo ripetitore e scendiamo verso la zona di Quiesa, ma subito ci riprendiamo quota e continuiamo a salire. Gli spari nell’aria, qualcuno vicino, ci dicono che stiamo rompendo le uova ai cacciatori.

La salita è bella, una scalinata fatta di tronchi di albero, ci porta a sfiorare Compignano, il ristoro annunciato da un vampirone giallo svolazzante, ci induce a sentire una fettina di pane con salamino (il diminutivo lo uso per darmi una giustificazione). Ci voltiamo per vedere quanto mondo si vede, e riprendiamo il cammino, cominciamo a scendere dopo aver incontrato una bandierina rossa a un palo della luce. Ce ne veniamo come lanzichenecchi verso la piana, ma un signore ci ferma, ci controlla, ci fa scendere tre passi sul davanti di una vecchia casa, un tavolo che è un urlo verso la dolcezza, scelgo una torta salata, roba da intenditori, bisogna spostarsi verso la Liguria, ricordo di averne mangiata altrettanto buona alla corsa di Sarzana. Ritorniamo sulla strada arrampicandoci e attaccandoci al paleo, già dispiaciuti per l’obbligato distacco da cotanta delizia. Ma come mai dobbiamo fare questo sotterfugio per ritornare sul sentiero? Non credo sia vergogna fare dieci passi sul sentiero a ritroso.

Ancora una bella discesa, il rudere del Sanatorio, con gli occhi spalancati delle finestre, quali quelli (tremendi) dei malati che non riuscivano a respirare e via verso Arliano, ma un nuovo sentierino ci aspetta, abbiamo fretta, ed eccoci al tunnel che ci porta in corte delle Streghe, un mortaretto ci esplode improvviso fra le gambe, due saluti, grazie, bravi, continuate così, e ci troviamo sul fiume, sul nostro Serchio, il bacino trascurato, alberi grandi, pioppi, nell’alveo, facciamo finta di andare verso Lucca, ma torniamo verso Nozzano, usciamo e andiamo al Castello. Non vorrete mica andare via senza guardare ancora il Castello? No di certo, anche una sangria, un po’ scolorita (mettete del rosso, fatelo diventare bicchiere di sangue, consiglio gratis).

Dalle torri al campo sportivo è così breve, che ancora senti il sapore del limone.

Grazie alle “Mele Marce” così si chiama il gruppo (ma ne fanno parte mele, se così le vogliamo chiamare, degne delle famose valli dolomitiche. Al ristoro finale mi sento osservato, alzo lo sguardo e una strega (ovviamente una signora vestita così) mi inquieta. Le dico …mi spaventa… lei sorride e tutto cambia, guardo la bottiglietta dell’acqua, ma ancora mi sento ossessionato e vengo via senza voltarmi indietro.

Grazie Mele Marce, marciando con voi, è stato stupendo.

Andrea